sei in biocombustibili > Notizie

 

AUTO VANNO AD AMIDO GRAZIE A COCKTAIL ENZIMI

Dal sito dell'Ansa (link) apprendiamo che i ricercatori dell'università di Virginia Tech hanno sviluppato una particolare miscela di enzimi che sarà in grado di alimentare le nostre auto con l'amido. Secondo uno studio pubblicato dalla rivista Plos One nel numero del 23 marzo, gli enzimi sono in grado di trasformare l'amido in CO2 e idrogeno, che a sua volta puo' essere utilizzato per alimentare i motori. Uno dei principali problemi dell'utilizzo dell'idrogeno come fonte di energia è che la maggior parte dell'idrogeno prodotto oggi viene ricavato dal gas naturale che sta diventando sempre più costoso. Inoltre, stoccare e distribuire l'idrogeno, qualunque sia la sua origine, è costose, ingombrante e persino rischioso. Inoltre, ci sono poche infrastrutture predisposte al rifornimento dei veicoli. Il metodo sviluppato dagli scienziati americani prevede di utilizzare 13 diversi enzimi che normalmente si trovano in piante, batteri e lieviti. Quando queste molecole, che in natura di solito vengono utilizzate per favorire reazioni che normalmente non avvengono, sono addizionate all'amido (C6H10O5), lo degradano ad anidride carbonica e idrogeno, proprio dove e quando questa forma di energia serve. Quest'ultimo viene separato con una membrana e puo' essere utilizzato come carburante.

''Questa tecnica permette di produrre idrogeno al costo di 2 dollari al chilogrammo - spiega Percival Zhang, che ha condotto lo studio - come materia prima si puo' utilizzare la cellulosa derivante dal legno o dagli scarti dell'agricoltura, per ottenere un processo neutro dal punto di vista dell'anidride carbonica''. Un'auto con un serbatoio di 45 litri può contenere 27 kg di amido, che equivale a 4 kg di idrogeno, con cui si possono percorrere 450 km. 1 kg di amido equivale a circa 1,12 kg di benzina o gasolio. Due i principali inconvenienti che i ricercatori devono risolvere: il primo e' l'alto costo degli enzimi utilizzati nel processo, e il secondo invece deriva dal fatto che queste molecole funzionano per ora solo a temperature inferiori ai 30 gradi, inadatte all'utilizzo in un motore. I ricercatori pero' sono convinti di riuscire a produrre i primi prototipi entro tre anni.